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- 17/2/2021
Donne e lavoro, la pandemia aumenta le disuguaglianze
Gli ultimi dati Istat sull’occupazione in Italia ci dicono che gli effetti della pandemia stanno travolgendo soprattutto le donne, aggravando le disuguaglianze di genere. Ma oggi più che mai educare alla parità di genere in tutti i settori esistenti è assolutamente necessario. Commento a cura della Dott.ssa Lara Forina.
I numeri del lavoro oggi, donne Vs uomini
Secondo gli ultimi dati ISTAT su occupati e disoccupati in Italia, a pagare il prezzo sono le donne, soprattutto nella fascia d’età 25-49 anni.
A dicembre 2020, infatti, ci sono stati 101mila occupati in meno. Di questi, 99mila sono donne. Un gap molto profondo e, stando a quanto dichiarato dall’Onu, un segnale preoccupante che rischia di cancellare 25 anni di conquiste nell’uguaglianza di genere.
Già nell’aprile del 2020, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, aveva presentato un policy brief che indagava l’impatto del COVID-19 sulle donne.
Un documento in cui sono individuati 5 ambiti in cui la pandemia produce un impatto specifico sulle donne, aggravando così le disuguaglianze di genere.
Il report considera gli impatti nell’ambito economico, della salute, del lavoro di cura non retribuito, della violenza di genere e nei contesti di fragilità, conflitto o altre emergenze.
Secondo i dati più recenti, le donne sono effettivamente più occupate degli uomini nello svolgimento di lavori domestici e di cura della famiglia, e sono sempre le donne a sacrificare ore della loro professione pur di pensare all’educazione e cura dei figli, una situazione appesantita dalla chiusura delle scuole.
Questo ci spiega perché sono in particolare le lavoratrici autonome e le lavoratrici precarie a soffrire oggi, dopo quasi un anno di pandemia, del calo occupazionale provocato dall’emergenza sanitaria, in quanto sono le prime a poter essere licenziate o a decidere di interrompere il lavoro per dedicarsi alla famiglia.
Dimenticarsi delle battaglie conquistate in tanti anni non è sicuramente possibile, anche se il momento attuale ha costretto tutti a rivedere le proprie priorità, a fronte di un’emergenza sanitaria che si è fatta sociale ed economica.
Qui il commento della Dott.ssa Lara Forina, Psicologa clinica.
Obiettivo parità di genere. Dott.ssa Lara Forina
Essere donna anni fa significava essere semplicemente madre e moglie senza alcuna possibilità di emancipazione. Ci sono voluti anni di lotte e proteste affinché venisse riconosciuto il diritto di scegliere chi e cosa essere nella società.
Un diritto raggiunto solo in parte perché è sufficiente guardarsi intorno per capire che ci sono ancora troppe realtà in cui alla donna viene impedito di fare carriera. Un esempio? Proviamo a fare un elenco di nomi femminili presenti nel mondo della finanza così come in quello della scienza o ancor di più nomi di donne che ricoprono alte cariche istituzionali, bene, ce ne verrebbero in mente davvero pochi e questo molto probabilmente perché vi è alla base un pregiudizio ed un desiderio da parte della società di attribuire alla donna un ruolo marginale.
Tutto questo nonostante la presenza nel nostro Paese di molteplici leggi emanate al fine di promuovere l’uguaglianza di diritti, di opportunità e soprattutto nonostante le elevate capacità gestionali e organizzative di molte professioniste.
Se la donna ancora oggi si trova costretta a scegliere se fare un passo indietro nel mondo del lavoro non è perché non ha chiaro quale ruolo ricoprire ma semplicemente perché la donna, sin dalla scelta universitaria, viene messa nella condizione di non poter decidere liberamente quale percorso intraprendere.
Fino a quando la società e le istituzioni non verranno incontro alle esigenze della donna, potenziando i servizi ed educando alla parità di genere in tutti i settori esistenti, il gap tra uomo e donna aumenterà vertiginosamente obbligando sempre più la donna a scegliere occupazioni di bassa qualità e con bassa retribuzione pur di far conciliare le esigenze familiari e lavorative.