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- 22/6/2020
La discalculia: che cos'è e come si interviene
La discalculia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento legato alle difficoltà nel calcolo matematico che si manifestano in età evolutiva. Per un’efficace strategia di inclusione scolastica dell’alunno affetto da discalculia è fondamentale una diagnosi rapida. Successivamente, la scuola deve elaborare un piano didattico personalizzato che prevede esercizi funzionali, strumenti compensativi e misure dispensative.
Che cos’è la discalculia?
La discalculia è il disturbo che riguarda la capacità di attribuire ai numeri il valore corretto, generalmente si associa quindi alla logica matematica. Indica le difficoltà relative all’apprendimento del sistema dei numeri e dei calcoli. Per fare un esempio pratico, l’alunno affetto da discalculia ha quindi difficoltà a leggere correttamente la posizione delle cifre e probabilmente farà molta fatica a distinguere tra il 269 e 692. Si tratta di uno dei quattro Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), non ha quindi cause di natura psicologica, derivanti da eventuali traumi vissuti dal bambino o da blocchi educativi, ha invece origini di tipo neurobiologico.
Si parla di discalculia primaria quando l’alunno ha solamente difficoltà aritmetiche e algebriche, derivate per l’appunto dal deficit di apprendimento del sistema dei numeri. La discalculia secondaria si riferisce invece a una situazione per cui la difficoltà nell’elaborazione di calcoli di base è accompagnata da altri tipi di disturbi come la dislessia o la disgrafia.
Quando si manifesta e come si riconosce la discalculia?
La caratteristica di tutti i Disturbi Specifici dell’Apprendimento è che si palesano in età evolutiva. Questo significa che anche la discalculia si manifesta quando determinate operazioni, capacità o elaborazioni concettuali, che per gli altri bambini risultano semplici da imparare, non riescono invece ad essere apprese in maniera efficace dall’alunno che ne soffre. Teoricamente, quindi, i sintomi della discalculia arrivano attorno al secondo o terzo anno della scuola primaria. In questo periodo, infatti, il bambino affetto da discalculia comincia ad avere problemi nella comprensione dei concetti matematici, oppure ad attribuire il corretto significato e ai numeri.
Si riconosce perché non riguarda solamente la difficoltà nell’esecuzione di calcoli o di procedure matematiche e algebriche (come semplici sottrazioni o addizioni), ma influisce anche sulla stessa cognizione numerica del bambino. In altre parole, quindi, la difficoltà di apprendimento della matematica deriva sia dai problemi relativi alla scrittura o alla lettura dei numeri, ma anche dall’incapacità a riconoscere in maniera immediata piccole quantità numeriche.
In linea generale, alcuni sintomi specifici e molto comuni della discalculia sono:
- difficoltà e lentezza nel calcolo;
- scarse abilità nel memorizzare i numeri;
- difficoltà nell’eseguire un conto alla rovescia:
- difficoltà nelle operazioni algebriche, anche le più basilari.
Molto spesso, un alunno che soffre di discalculia tenderà perciò a “fuggire” dai compiti matematici, perché li avverte come un ostacolo insormontabile e una fonte di scoramento. Infatti, anche un bambino che ha ottimi risultati nelle altre materie, in presenza di questo tipo di problema, si trova improvvisamente ad affrontare degli esercizi matematici che per lui risultano impossibili da eseguire.
I DSA e la didattica inclusiva
L’inclusione scolastica dell’alunno con discalculia
Il primo fondamentale passo per una terapia efficace è una diagnosi rapida; un intervento precoce da parte dei docenti facilita fortemente l’inclusione scolastica dell’alunno con discalculia. Infatti, anche se purtroppo la discalculia è una condizione permanente, che non può quindi essere eliminata con terapie mediche, non impedisce comunque al bambino di migliorare e avere successo a livello scolastico o professionale.
Una volta diagnosticato il problema, l’istituzione scolastica, in collaborazione con la famiglia del bambino, può e deve infatti elaborare un piano didattico individualizzato e personalizzato. L’obiettivo è quello di rafforzare le abilità dell’alunno, soprattutto grazie all’utilizzo di adeguati strumenti compensativi che consentono di imparare “aggirando” o “recuperando” le funzioni cognitive carenti. Ad oggi, per i piani didattici di inclusione è infatti centrale l’utilizzo di strategie compensative che attraverso determinati strumenti (calcolatrice, tavola di pitagora, l’uso del computer, ecc. ecc.) possono migliorare le capacità numeriche e di calcolo del bambino.
A differenza della terapia per la dislessia, purtroppo gli strumenti e le strategie educative per alunni affetti da discalculia sono tuttavia ancora limitate. Di conseguenza si hanno minori capacità e opportunità di intervento. In ogni caso, a livello internazionale, uno dei programmi più utilizzati è il Programma di Arricchimento Strumentale di Feuerstein. Una metodologia di intervento basata sull’utilizzo di quattordici strumenti diversi finalizzati a consolidare ed arricchire quelle capacità cognitive considerate come strategiche per garantire l’autonomia di apprendimento dell’alunno.
Sicuramente, al di là dello specifico intervento e della situazione individuale, uno degli aspetti determinanti legati all’inclusione scolastica è quello ambientale. Un ambiente sicuro e sereno, in cui all’alunno non vengono recriminate le gravi difficoltà nel campo della matematica e dell’algebra, è una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per l’efficacia dell’intervento didattico. Altrimenti, le ricadute psicologiche e sull’autostima potrebbero comportare ulteriori effetti negativi sul percorso scolastico.
Leggi l’approfondimento sul Piano Didattico Personalizzato.
La normativa della scuola italiana sulla discalculia
In Italia, secondo uno studio realizzato dal Miur, nell’anno scolastico 2017/2018 il numero complessivo di bambini affetti da DSA era di 276.109, mentre 86.645 erano gli alunni affetti da disturbo del calcolo matematico (discalculia).
La normativa che garantisce e tutela il diritto allo studio di tutti i bambini affetti da DSA è la Legge 170/2010, che prevede oltre agli esercizi funzionali e agli strumenti compensativi, anche la possibilità di adottare eventuali misure dispensative. Un alunno affetto da discalculia ha quindi il diritto di non svolgere determinate attività didattiche e valutative, perché oltre a risultargli particolarmente complicate, non sarebbero comunque funzionali al suo percorso di apprendimento.
Infine, uno dei principi fondanti della strategia di inclusione scolastica in Italia è la collaborazione tra scuola e famiglia, nell’ottica di una cooperazione costante tra i diversi ambienti educativi del bambino che garantisca le condizioni ottimali per lo sviluppo educativo del bambino.