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- 25/6/2020
Gli effetti della pandemia sulla povertà educativa
La presidente di Asnor, Annie Pontrandolfo: “A causa della crisi causata dal Covid-19, le diseguaglianze rischiano di aumentare a dismisura. Non possiamo girarci dall’altra parte di fronte alla povertà educativa”.
Gli effetti della pandemia da Covid-19 sulle istituzioni scolastiche hanno messo a dura prova i ragazzi che vivono in famiglie in condizioni di difficoltà economica. Negli ultimi dieci anni i minori in povertà assoluta sono triplicati, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018 e hanno raggiunto quota 1.260.000. Sono proprio loro che, intrappolati nella povertà materiale causata dall’emergenza Coronavirus, e la mancanza di opportunità educative e alle difficoltà nella didattica a distanza, rischiano di vedere aggravato il livello di esclusione sociale e di povertà. Molti bambini e ragazzi rischiano di rimanere indietro perdendo motivazione e competenze, e arrivando, in alcuni casi, a scegliere l’abbandono scolastico.
“Non possiamo girarci dall’altra parte di fronte alla povertà educativa - racconta Annie Pontrandolfo, Presidente di Asnor - Perché è chiaro che deve essere uno dei temi centrali quando ci occupiamo di scuola e di orientamento. Se non tutti i ragazzi hanno gli strumenti necessari per partecipare in maniera adeguata alle lezioni, le diseguaglianze rischiano di aumentare a dismisura arrivando a colpire la parte più fragile della popolazione. Non parliamo di numeri, attenzione. Parliamo di storie, di vite, che ci riguardano molto da vicino. A causa di questa crisi le povertà preesistenti si sono acuite o se ne sono sviluppate di nuove, con molte altre famiglie che si sono trovate improvvisamente in difficoltà. E’ importante capire come recuperare il gap che si è generato in questi mesi in termini di apprendimento. Se già prima dell’emergenza Covid-19 molti bambini e ragazzi venivano lasciati indietro proprio a causa della povertà economica ed educativa, oggi la scuola, che rimane un punto di riferimento fondamentale per contrastare le diseguaglianze educative, ha dovuto affrontare la sfida della didattica a distanza, che spesso ha acuito svantaggi e divari sociali e territoriali. Per chi, come Asnor, si occupa dei temi legati alla didattica, è necessario agire subito, in accordo con gli altri soggetti interessati. Scuole, famiglie, terzo settore, istituzioni e aziende dovrebbero essere tutte coinvolte in questo senso”.
La didattica a distanza non è per tutti. Laddove le scuole siano state in grado di avviarla, la tecnologia è in grado di raggiungere solo studentesse e studenti che possano contare sul supporto proattivo della famiglia e su una base economica stabile. Secondo gli ultimi dati Istat, più di 4 minori su 10 vivono in abitazioni sovraffollate, privi di spazi adeguati allo studio, e il 12,3% non ha un computer o un tablet in casa per seguire le lezioni a distanza, percentuale che arriva al 20% al Sud. Tra i bambini e ragazzi che invece possono disporre di questi strumenti, il 57% si vede costretto a condividerlo con gli altri familiari. Solo il 30% dei ragazzi impegnati nella didattica a distanza, inoltre, presenta competenze digitali idonee all’uso delle piattaforme online. In una situazione tale, che ha visto diminuire anche il lavoro e le opportunità per gli adulti, risulta chiaro come molti ragazzi rischino di scivolare nella povertà assoluta. E’ soprattutto al Sud che si concentrano le percentuali più elevate di studenti in condizioni di maggiore svantaggio socio-economico e culturale.