Sabato 21 Dicembre 2024

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  • 28/10/2024

Sindrome da Burnout: cos'è e in quali fasi si sviluppa

Il burnout è una sindrome sempre più diffusa nel mondo del lavoro, caratterizzata da stress cronico e affaticamento mentale. Capire cos'è e come prevenirlo è fondamentale per proteggere la salute psicofisica dei lavoratori e favorire ambienti lavorativi più sani ed equilibrati. A cura di Gianluca Notarnicola, Orientatore Asnor.

Etimologia del termine burnout

Il termine burnout deriva dall'inglese e significa letteralmente "bruciato" o "esaurito". È composto dal verbo "to burn" (bruciare) e dalla particella "out" (fuori), descrivendo la sensazione di essere "consumato" o "svuotato". Questo termine fu coniato negli anni '70 dallo psicologo Herbert Freudenberger per descrivere lo stato di esaurimento fisico e mentale dei professionisti sanitari sottoposti a intenso stress lavorativo.

Oggi, il concetto di burnout è esteso a vari ambiti lavorativi, riferendosi a una condizione di forte stress cronico che porta all’esaurimento emotivo e fisico.

Nel contesto lavorativo moderno, il burnout è una vera e propria patologia sociale, con conseguenze significative per la salute psicofisica dei lavoratori.

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Burnout: le fasi

Il burnout è una condizione che si sviluppa in ambienti di lavoro tossici e stressanti. È caratterizzato da una sequenza di fasi che la maggior parte dei lavoratori può riconoscere come le seguenti:

1. Entusiasmo iniziale
All'inizio di un nuovo lavoro, molti provano un forte senso di motivazione e ottimismo. Che sia per ragioni economiche, di crescita professionale o per passione, ci si sente energici e desiderosi di imparare nuove mansioni, integrarsi in un nuovo ambiente e guadagnare uno stipendio che permetta di realizzare i propri progetti. Questa fase è caratterizzata da grande slancio e vigore.

2. Aspettative
La nostra immaginazione ci aiuta a creare aspettative su come dovrebbe essere l'ambiente di lavoro a lungo termine. Sebbene nessuna situazione sia perfetta, si spera comunque di trovare un ambiente almeno accettabile. Tuttavia, la realtà spesso non corrisponde a queste aspettative, causando le prime delusioni.

3. Ingresso nella "ruota"
Dopo i primi giorni, inizia la fase di adattamento ai ritmi lavorativi. In un ufficio, ad esempio, bisogna imparare a usare nuovi software, produrre documenti nei tempi stabiliti e acquisire competenze specifiche. Si tratta di un processo naturale, durante il quale i nuovi assunti ricevono un carico di lavoro progressivo finché non sviluppano sufficiente confidenza nelle loro mansioni.

4. Il logorio
Con il passare del tempo, le dinamiche lavorative portano al logoramento:

  • le attività quotidiane diventano ripetitive e dettate dagli obiettivi aziendali. Il carico di lavoro aumenta o diminuisce a seconda delle necessità di mercato, e spesso si fanno straordinari per completare le attività;
  • si comincia a mettere in dubbio l'efficacia di alcune mansioni, percependo alcune di esse come inutili o inefficaci, generando frustrazione;
  • la comunicazione con i superiori può diventare difficile, poiché ci si sente in colpa nel sollevare questioni legate agli orari di lavoro o ai carichi eccessivi. Questo porta a un accumulo di stress;
  • il corpo inizia a risentire del sovraccarico, con sintomi fisici come stanchezza cronica, rigidità muscolare e tensione mentale.

5. Resa
Quando la saturazione raggiunge il suo apice, il lavoratore decide di "mollare la presa", spesso presentando le dimissioni. Questo può accadere in modo pianificato, come al termine di un contratto, oppure in modo improvviso, rischiando di mettere in difficoltà il datore di lavoro e i colleghi. Tuttavia, a questo punto, la priorità diventa il benessere personale.

Work Engagement vs Burnout

Il concetto opposto al burnout è quello di work engagement, che rappresenta il coinvolgimento attivo e positivo del lavoratore. Vediamo alcuni elementi che caratterizzano questo approccio:

1. Entusiasmo iniziale e Comunicazione efficace
Oltre all'entusiasmo iniziale, è fondamentale mantenere una comunicazione chiara e sincera con il datore di lavoro e i colleghi. La fiducia reciproca diventa il fondamento di un ambiente lavorativo sano, dove ogni aspetto è discusso apertamente.

2. Aspettative vs realtà
Spesso le aspettative non corrispondono alla realtà. È importante, però, essere consapevoli delle differenze e affrontare i problemi immediatamente, senza aspettare che la situazione peggiori.

3. Uscire dalla "ruota del criceto"
Anche se ogni lavoro ha una certa routine, è possibile interrompere questa monotonia cercando nuove sfide o miglioramenti. Nei casi più estremi, si può decidere di cambiare lavoro per mantenere un equilibrio tra vita personale e professionale.

4. Salute vs logorio
La salute fisica e mentale deve sempre avere la priorità. Posticipare i confronti necessari sul deterioramento del rapporto di lavoro può solo peggiorare la situazione. Se la salute è la priorità, si può scegliere di lasciare un ambiente tossico con discernimento, evitando di raggiungere uno stato di esaurimento.

Conclusioni

Il benessere psicofisico è cruciale per una vita lavorativa soddisfacente e produttiva. Passare da una condizione di burnout a un coinvolgimento attivo e consapevole è essenziale, soprattutto in un’epoca in cui la produttività e il benessere individuale devono trovare un equilibrio.

Promuovere un work engagement sano e duraturo non solo migliora la qualità della vita lavorativa, ma favorisce anche decisioni più ponderate e soddisfacenti per il futuro.

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Gianluca Notarnicola

Gianluca Notarnicola

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