L'Orientatore, una nuova figura nel rapporto tra hr manager e talenti

HRHeroes, Il Magazine dell'HR Marketing, ha intervistato la Presidente di Asnor Annie Pontrandolfo, che ha messo a disposizione la sua competenza per comprendere come l’orientatore sia una figura caratterizzata da un know how di assoluta eccellenza.

Scritto da Veronica Rossetti | 9 Novembre 2023

Com’è nato ASNOR e perché?

ASNOR nasce per rispondere a un evidente gap educativo e formativo tuttora presente (e che auspichiamo si riduca sempre di più) tra il mondo della scuola, mondo dell’Università e mondo del lavoro. Per colmarlo, tali istituzioni necessitano di figure chiave come l’orientatore in grado di fornire un servizio di qualità e al passo con le esigenze delle imprese e delle persone.

Che cosa fa, di preciso, l’orientatore professionale?

Prima di entrare nel merito, è necessario specificare che la figura dell’orientatore non è ancora stata regolamentata. Motivo per cui l’ASNOR, in base alla legge 4/2013, si impegna per la tutela e il riconoscimento della professione. Il professionista ha la possibilità di attestare la qualità del lavoro che svolge, attraverso l’inserimento in un apposito registro messo a disposizione da ASNOR, essendo l’associazione riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico. La nostra organizzazione aiuta inoltre l’orientatore a cogliere tutte le opportunità lavorative e di sviluppo esistenti per questa figura professionale. Fatta questa doverosa premessa, possiamo dire che l’orientatore accompagna le persone nei momenti di transizione aiutandole a orientarsi e a ri-orientarsi, preparandole ad affrontare le sfide che si presentano in ambito professionale in un contesto economico, lavorativo e sociale incerto e, quindi, complesso.

Qual è, quindi, il ruolo dell’orientatore nelle risorse umane?

Per rispondere puntualmente alla domanda, occorre partire dallo studio Workplace Report di Gallupeffettuato tra il 2022 e il 2023, dal quale si evince che solo il 5% delle persone coinvolte è soddisfatta del proprio lavoro. Evidentemente, c’è bisogno di un rinnovamento che si fondi su prassi più verticali e individuali, affinché le risorse umane interne alle aziende non le abbandonino. Infatti, il fenomeno del turnover negli ultimi tempi è esploso in modo esponenziale. È necessario che le persone che fanno parte di un team di lavoro siano rese partecipi dell’evoluzione e dei cambiamenti indubbiamente sfidanti che le aziende dovranno affrontare, soprattutto con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI). In un futuro prossimo che sarà “super digitale” è necessario puntare sulle persone e sul loro potenziale, perché dovranno farsi portatrici e promotrici di un valore aggiunto che sia veramente distintivo, e siano quindi consapevoli di chi sono e di dove si vogliono arrivare. Da questo punto di vista, è necessario anche evidenziare che i nuovi talenti non sono più disposti ad essere precari per tutta la vita e sottopagati. Inoltre, implementare un reale work life balance è essenziale per trattenerli in azienda.

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Fonte: https://hrheroes.it

  • 9 novembre 2023
  • Intervista

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