Competenze digitali: l'Italia arranca nella corsa all'innovazione

In Italia mancano professionalità chiave per la trasformazione digital: il 23,2% delle assunzioni richieste dalle aziende. La risposta sta nella formazione continua, ma ancora prima nell’orientamento. A cura di Vito Verrastro, Giornalista freelance e manager della comunicazione di Potenza. Nel 2012 hacreato il format Lavoradio e fondato l’evento Jobbing Fest, premiato nel 2014 come uno dei tre migliori progetti italiani in tema di inclusione sociale dal Sodalitas Social Award.Autore del libro di successo Generazione Boomerang in cui sono raccolte storie di vincente e consapevole ritorno da parte di expat italiani.

L’Italia rischia di rimanere indietro nella corsa verso la digitalizzazione del capitale umano e di non attraversare al meglio una delle transizioni in atto, quella digital.

I dati sulle competenze digitali in Italia

Un milione e 277mila professionalità altamente innovative sono richieste ogni anno dalle imprese – in base a ciò che viene rivelato dalle indagini Excelsior, del sistema camerale e di Anpal (l’Agenzia nazionale delle Politiche attive sul lavoro), ma solo il 45,6% della forza lavoro possiede competenze digitali di base, contro una media europea del 53,9%.

Il gap è molto evidente e si riflette in termini di mancata produttività. Tant’è che per compensare la mancanza di competenze interne specializzate nelle funzioni Ict (Information and Communication Technology), il 56,4% delle aziende è costretto ad affidarsi a figure esterne, generando un corto circuito che rischia di indebolire ulteriormente la cultura dell’innovazione nel Paese.

A questo aspetto si aggiunge la carenza di laureati nelle materie STEM (solo 18,3 ogni 1.000 giovani tra i 20 e i 29 anni, e anche in questo caso siamo distanti dalla media UE) e alla formazione tecnica di secondo livello (che si traduce in ITS, Istituti Tecnologici Superiori) che è ancora scelta da una quota molto minoritaria di studenti.

Dove trovare le risposte per accorciare questi gap?

Sicuramente nella formazione continua, che è ormai una chiave necessaria per colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro, come afferma Rosario De Luca, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.

Ma ancora prima, investendo nell’istruzione e nell’orientamento, fornendo agli studenti gli strumenti per costruire un futuro coerente con le loro aspettative e con le esigenze del mercato del lavoro.  

“La scarsa diffusione di competenze STEM, soprattutto tra i giovani, principali fruitori della tecnologia, è paradossale" - dichiara Annie Pontrandolfo, presidente di ASNOR, l’Associazione Nazionale Orientatori -.

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Fonte: news48.it

  • 10 giugno 2024

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