Sabato 27 Luglio 2024

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  • 14/1/2022

Le diverse forme della violenza di genere

I dati raccolti in tutti questi anni ci indicano come un’elevata percentuale degli atti violenti sulle donne avvenga principalmente per mano di persone conosciute dalle vittime. Ma esistono diverse forme di violenza di genere. Approfondimento a cura della Dott.ssa Lara Forina, Psicologa clinica.

Tre frasi, tre donne, tre forme di violenza

“Qualsiasi cosa io facessi era sbagliata e bastava un nulla per farlo inveire contro di me” (Anna, 50 anni)
“Diceva che ero pazza” (Serena, 33 anni) 
“Dopo il matrimonio non ho potuto più lavorare” (Paola, 51 anni)
Tre frasi, tre donne, tre forme di violenza in cui è ben chiaro lo “…squilibrio relazionale tra i sessi, il desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul femminile …”. 

Da dove nasce la violenza? 

I dati raccolti in tutti questi anni ci indicano come un’elevata percentuale degli atti violenti sulle donne avvenga principalmente per mano di persone conosciute dalle vittime, in particolar modo si è riscontrato come il 48% in realtà sia un coniuge, il 12% un convivente e il 23% avvenga per mano di ex coniugi/conviventi. Tutti individui con i quali avevano o hanno un legame affettivo e di fiducia.

Ma cosa si intende con il termine “violenza domestica”?

La violenza domestica comprende ogni tipo di maltrattamento fisicopsichicoeconomico e/o sessuale che avviene all’interno di relazioni attuali o precedenti ed è presente in ogni ceto sociale, indipendentemente dal titolo di studio, dal reddito, dalla cultura, dalla provenienza o dall’età.

Quando si parla di violenza di genere si pensa subito alla violenza fisica e sessuale ma vi sono ulteriori forme di violenza alquanto subdole ed insidiose come la  violenza psicologica ed economica; nello specifico la prima si caratterizza per la presenza di atteggiamenti e discorsi volti alla denigrazione della donna, la quale si ritrova a vivere una relazione basata su insulti, critiche, umiliazioni e ridicolizzazioni, un esempio di violenza psicologica maligna è la cosiddetta Gaslighting (il termine deriva dal film “Gaslight”) il cui scopo è quello di portare la vittima a dubitare della propria percezione della realtà e della propria sanità mentale. Con lo scopo di confondere, annullare, piegare totalmente la volontà dell’abusato mentre l’abusatore prova piacere nel vedere la sofferenza dell’altro. La violenza economica invece si caratterizza per la presenza da parte del partner di un controllo totale dell’autonomia economica della donna e quindi l’impedire di conservare un lavoro, mantenere un proprio conto in banca, non informare su entrate-spese della famiglia, cercare di appropriarsi del denaro guadagnato, contrarre dei debiti o impegni ad insaputa della stessa.

È chiaro che, a causa delle esperienze violente vissute, la donna si sentirà annientata, priva di autostima e sola ma una via d’uscita da questo inferno c’è. Sono molte infatti le donne che negli ultimi anni hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto e lo hanno fatto rivolgendosi ai Centri Antiviolenza che come afferma la Legge della Regione Puglia n. 29 del 4 luglio 2014 intitolata “Norme per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne”, nell’Art.10 i “Centri Antiviolenza”: 

“…organizzano ed erogano attività di ascolto e accoglienza, assistenza, aiuto e sostegno rivolti a donne vittime di violenza, sole o con minori, subita o minacciata, in qualunque forma”.

Nei Centri antiviolenza la donna deve sentirsi accolta e non giudicata e affinché questo accada è necessaria la presenza di un’équipe di professioniste, quali assistente sociale, educatrice professionale, psicologa e psicoterapeute, avvocate civiliste e penaliste, capaci di garantire sostegno e tutela. 

Questo è esattamente quello che accade nel Centro Antiviolenza “RiscoprirSi…” presente da anni negli ambiti di Andria, di Corato- Ruvo-Terlizzi, di Canosa-Minervino-Spinazzola e di Modugno-Bitetto-Bitritto in cui la relazione donna-operatrice è agita su un piano di reciprocità oltre che sulla centralità della donna nel percorso. Un percorso che si differenzia da donna a donna ma che per certi aspetti risulta simile: tutte necessitano di tempo e di un lungo sostegno al fine di riconoscere la gravità della o delle violenze subite, riuscendo a rinominare quanto accaduto, comprendendo di essere stata vittima e quindi di non avere alcuna colpa. Imparando a riconquistare fiducia in se stesse, trovando il coraggio di prendere in mano la propria vita e farne un capolavoro

Dott.ssa Lara Forina

Dott.ssa Lara Forina

Psicologa clinica

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