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  • 23/7/2020

Smart Working, definizione e quadro normativo del Lavoro Agile in Italia

Da quando è esplosa l’emergenza Coronavirus si parla molto di Smart Working. Ma cos’è davvero? Non bisogna confonderlo col Telelavoro, perché il Lavoro Agile rappresenta un vero e proprio cambiamento nel modo di concepire e di organizzare l’impresa, mettendo al centro il lavoratore e i suoi obiettivi professionali. Vediamo insieme quali sono i benefici e a che punto siamo a livello normativo.

Che cos’è lo smart working

L'emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del Coronavirus ha trasformato lo Smart Working da opportunità a necessità per moltissime aziende, per le Pubbliche Amministrazioni e per tutto il complesso mondo del lavoro. Sono già diversi anni, comunque, che si parla sempre più di questo fenomeno, soprattutto nelle imprese e nei settori più innovativi. Spesso, però, si dice Smart Working ma si intende qualcosa che non lo è, si tende a confonderlo con il Telelavoro o con il lavoro da casa genericamente inteso. Per questo, è molto importante dare una definizione precisa e per quanto possibile univoca del concetto di Lavoro Agile.

Partiamo dalla definizione istituzionale. Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,

“il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

La definizione istituzionale dà alcune importanti indicazioni a livello concettuale. Applicare lo Smart Working significa passare a una concezione dell’impresa che mette la persona al centro dell’organizzazione. Solamente partendo da questa premessa si può cogliere in profondità la portata innovativa del fenomeno: lo Smart Working non modifica esclusivamente la flessibilità del luogo di lavoro, ma trasforma tutto il modello e i principi organizzativi di un’impresa.

In questo senso, Fiorella Crispi, Research Director degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, ha dato una descrizione esaustiva del fenomeno, definendo così i quattro pilastri fondamentali dello Smart Working:

  1. Revisione della cultura organizzativa, ovvero il passaggio da una definizione del lavoro basata su ore lavorate a un nuovo modello focalizzato sugli obiettivi.
  2. Flessibilità di orari e luoghi di lavoro, raggiunta mediante una innovativa policy aziendale;
  3. Una dotazione tecnologica basata su cloud, device portatili e una concezione di “scrivania virtuale” che permetta, accompagni e incentivi la flessibilità.
  4. La creazione di spazi fisici, adeguati a supportare le esigenze delle persone quando lavorano in ufficio.

Lo Smart Working non è semplicemente telelavoro

Qual è quindi la differenza sostanziale tra Telelavoro e Smart Working? Il punto è che sono due fenomeni completamente differenti. Il Telelavoro è semplicemente una forma contrattuale, innovativa perché si basa sul remote working, ma mantenendo comunque lo stesso metodo e la stessa rigidità del lavoro tradizionale nel rapporto tra azienda e lavoratore. Lo Smart Working, invece, cambia radicalmente il rapporto tra persona e impresa, disegnando un nuovo modello organizzativo in cui al centro c’è il lavoratore. Questo significa che il lavoratore può scegliere liberamente i propri orari di lavoro, ma non solo: si modificano anche gli spazi fisici e gli strumenti tecnologici con cui si realizza il lavoro.

I benefici dello Smart Working

Al centro dell’idea di Smart Working c’è la convinzione che è possibile creare una connessione tra gli obiettivi personali e professionali del lavoratore e quelli dell’impresa. Proprio questa convergenza tra traiettoria professionale del singolo e progetto imprenditoriale dell’organizzazione è la base per aumentare la produttività.

La maggiore produttività dello Smart Working è oramai un dato di fatto. Per questo, ad oggi, secondo le ultime ricerche, gli smart worker italiani sono circa 570mila. Quella del Lavoro Agile è non solo una realtà consolidata, ma anche un fenomeno in netta crescita nel nostro paese. L’aumento di produttività con lo Smart Working è stimato attorno al 15% per lavoratore. Inoltre, i benefici economici per l’impresa si accompagnano a quelli per chi lavora. Si stima infatti che una sola giornata a settimana di Lavoro Agile può far risparmiare al lavoratore una media di 40 ore all’anno di spostamento, con un’importante ricaduta anche a livello ambientale. Meno spostamenti, infatti, vuol dire meno smog e meno emissioni di CO2. I benefici ambientali si aggiungono quindi a quelli sociali ed economici.

La legge sullo Smart Working in Italia

Lo Smart Working è entrato finalmente a far parte del sistema normativo in Italia con la pubblicazione della Legge 81 del 22 maggio 2017 (anche conosciuta come Legge sul Lavoro Agile). Oltre a dare una definizione istituzionale dello Smart Working, la normativa chiarisce anche tutti gli aspetti del lavoro da remoto, dai diritti dello smart worker alle modalità di controllo del datore di lavoro, passando per una definizione degli strumenti tecnologici da utilizzare per lavorare.

I principi cardine della Legge 81/2017 che delineano a livello giuridico e concettuale lo smart working sono i seguenti tre:

  1. flessibilità organizzativa;
  2. volontarietà delle parti;
  3. adozione di strumentazione tecnologica.

Altri elementi importanti sono quelli legati alla salute e alla sicurezza. In caso di infortuni, il lavoratore che stipula un accordo di Smart Working è tutelato anche fuori dagli spazi fisici aziendali. Allo stesso tempo, la legge chiarisce inoltre la parità di trattamento economico e normativo per il Lavoro Agile.

Per quanto riguarda le Pubbliche Amministrazioni, la Riforma Madia con la Delibera n.3/2017 prevede un’attuazione del Lavoro Agile con degli obiettivi annuali, da fissare ovviamente tenendo in considerazione determinati limiti, ma favorendo comunque una progressiva implementazione dello Smart Working.

È di questi mesi l’utilizzo dello Smart Working come forma per arginare e ridurre al minimo i rischi del Coronavirus. Nel Decreto firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, l'8 febbraio 2020 (qui il testo), si dava infatti indicazione alle imprese di adottare lo Smart Working anche in maniera unilaterale, ovvero senza raggiungere un accordo col dipendente. 

Il Decreto Rilancio ha poi previsto un regime semplificato per lo Smart Working dei dipendenti della Pubblica Amministrazione che svolgono attività eseguibili da remoto fino alla scadenza dello stato di emergenza - inizialmente fissata al 31 luglio e poi estesa al 31 dicembre.

Mentre l’ultima novità sul lavoro agile arriva dalla sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi, che intervistata da Radio1 Rai ha dichiarato: “Pensiamo di inserire una norma di proroga anche per il lavoro privato nel prossimo decreto che faremo per il prosieguo degli ammortizzatori sociali”.

Cosa comporteranno queste misure per lo sviluppo futuro dello Smart Working in Italia è ancora presto per dirlo. Di certo, la necessità di far fronte all’emergenza epidemiologica ha mostrato i grandissimi margini di crescita che il Lavoro Agile ha ancora oggi in Italia.

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